1. Vai ai contenuti
  2. Vai al menu principale
  3. Vai al menu di sezione
  4. Vai al footer
testata per la stampa della pagina
Contenuto della pagina
condividi

Pescia, il profumo dell'architettura

a cura di Chiara Rigoli

tratto da TXT - Anno 2010 Numero 02 - creatività e innovazione per il territorio toscano
PACINI EDITORE SPA
TOSCANA SENSIBILE - Un territorio, cinque sensi.

FLORICOLTURA E ARCHITETTURA

Il Mercato dei Fiori di Pescia,

progettato da un gruppo di tecnici guidati da Leonardo Savioli e Danilo Santi, è un esempio unico di sperimentazione architettonica e strutturale; sono passati ormai 40 anni da quando il Comune di Pescia e il Ministero dell'Agricoltura indissero un concorso nazionale per la progettazione e realizzazione di un nuovo Centro di Commercializzazione dei Fiori dell'Italia Centrale; è un periodo più che sufficiente per riflettere su quale sia stata l'evoluzione di quest'opera da allora ad oggi, su come si siano tradotti nella realizzazione gli intenti dei progettisti, e come questo complesso sia mutato nel tempo, seguendo le esigenze dettate dall'utilizzo e gli inevitabili cambiamenti che hanno interessato l'area oggetto dell'intervento.

 

Il progetto del mercato risale al 1970, data del concorso, ma poi lentezze e burocrazie ne hanno rallentato la costruzione, iniziata nel 1975, e l'entrata in funzione nel novembre del 1988 anche se negli anni precedenti è stato utilizzato saltuariamente per eventi quali la Biennale del Fiore.

Leggendo gli scritti che accompagnano le tavole del progetto vincitore del concorso, emerge l'idea fondante: la creazione di un sistema architettonico nel quale la struttura diventasse un vero e proprio mezzo espressivo e al contempo rendesse immediatamente chiare e leggibili le parti dell'edificio; il complesso ha il suo nucleo generatore nel grande salone delle contrattazioni, volume stereometrico di dimensioni impressionanti: è formato infatti da cinque porzioni modulari, ognuna costituita da una campata di 20 m x 110 m e da due pensiline laterali, con i relativi magazzini; su due dei lati opposti lungo il perimetro del salone, in corrispondenza del passaggio tra una campata e l'altra, sono disposti per ogni lato sei gruppi di piloni in acciaio, a ognuno dei quali sono appesi due tiranti che reggono la copertura del salone, costituita da una maglia di travature reticolari. Questo sistema costruttivo modulare è stato scelto per consentire un eventuale ampliamento in fasi successive del complesso; nella realtà la grande flessibilità dell'edificio e la sua trasformabilità hanno rappresentato un'arma a doppio taglio, perché di fatto questa struttura è un cantiere sempre aperto, una "cattedrale" incompiuta, di cui alcune delle opere previste dai progettisti non sono mai state realizzate, come il punto ristoro aperto sull'esterno, o la teleferica di collegamento con la stazione ferroviaria.

Entrando nella sala delle contrattazioni, che appare subito come il cuore pulsante dell'intero complesso, si resta sbalorditi dalle dimensioni della grande piazza coperta (gli operatori del settore l'hanno sempre chiamata "la platea") che ci si apre davanti, circa 100 x 110 m x 18 m di altezza, completamente priva di pilastri, dove i profumi delle innumerevoli varietà floreali che ogni giorno danno vita al mercato si diffondono e animano l'edificio; è ciò che i progettisti intesero come una "macchina gioiosa" e che, nella ricerca di un'ibridazione tra modello tecnologico e impostazione architettonica organica, può essere visto come un tentativo di conciliare macchina e organismo.

Le grandi potenzialità che questo edificio può esprimere sono il punto di partenza del Progetto di Riqualificazione e Rifunzionalizzazione (1) presentato a fine novembre 2009 dal Comune di Pescia alla Regione Toscana, proprietaria del Nuovo Mercato e di tutta l'area su cui esso insiste, che si sviluppa su una superficie di circa 9 ettari. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Salvadorini dell'Ufficio Progetto Comicent, promotore e responsabile di questo progetto, a cui abbiamo chiesto prima di tutto come si sia evoluta l'attività del Mercato dei Fiori negli ultimi dieci anni. All'interno del Mercato hanno da sempre convissuto due realtà distinte, quella dei produttori e quella dei commercianti; se originariamente i primi prevalevano sui secondi, progressivamente questa tendenza si è invertita tanto che oggi può essere definito non più un mercato per i produttori, ma per i prodotti. Parallelamente a questo aspetto, c'è da considerare il fatto che la floricoltura negli ultimi anni si sia fermata, oltre a risentire, come molte altre attività, della crisi economica; pertanto è opportuno riflettere sulle possibilità di valorizzazione e di utilizzo di un grande complesso come quello di Pescia in un'ottica multifunzionale, orientato altresì alla creazione di un sistema di ampio respiro a scala urbana, in grado di stabilire nuove cesure col contesto metropolitano circostante.

Partendo da questi presupposti, il progetto di riqualificazione muove dall'idea di trasformare la struttura in un vero centro di aggregazione per Pescia, un punto di riferimento non solo per addetti ai lavori, come avviene attualmente, ma per i cittadini, che sia in grado di dialogare con le altre attività presenti sul territorio e che abbia la capacità di inserirsi a livello urbano mettendo in comunicazione porzioni di città che risultano disomogenee e frammentate; basti pensare al collegamento con la ferrovia, che nelle intenzioni dei progettisti doveva avere grande risalto (negli anni '70 il trasporto dei garofani avveniva su rotaia), e che invece, complice lo sviluppo negli anni '80 dei trasporti su gomma, ha determinato una progressiva svalorizzazione di questo percorso, fino alla situazione attuale in cui il complesso, che sorge a ridosso della ferrovia, è raggiungibile esclusivamente dal lato opposto, salvo per un sottopasso pedonale al momento utilizzato saltuariamente per motivi di sicurezza del Mercato, costringendo il visitatore che arriva in treno a "circumnavigare" l'intera area.

il comicent

 
Adesso che la tendenza è invece quella di potenziare il trasporto su rotaia, è ragionevole pensare di ripristinare e valorizzare il collegamento con la stazione ferroviaria, anche alla luce del fatto che è già stato approvato il raddoppio della linea ferroviaria Firenze-Lucca, e che per il trasporto di alcune varietà floreali c'è la possibilità di utilizzare container in atmosfera condizionata, che ben si prestano al trasporto ferroviario e che dalla stazione attraverso un tronchetto ferroviario potrebbero arrivare direttamente in prossimità dell'edificio. Il progetto prevede inoltre la creazione di un sovrappasso per la circolazione pedonale, che renda agevole e diretto l'arrivo dalla stazione per i visitatori.

 

Il punto nodale dell'intervento proposto è la trasformazione del salone delle contrattazioni in uno spazio per eventi, attività culturali, mostre temporanee; la conformazione dell'edificio e la notevole luce libera consentono infatti una molteplicità di soluzioni di allestimento e di organizzazione dello spazio pressoché infinita, mentre le attività del Mercato potrebbero essere collocate nel piano seminterrato per i periodi di svolgimento degli eventi; inoltre, una sezione dedicata alla storia della Floricoltura potrebbe essere collocata sul camminamento in quota che percorre i tre lati dell'edificio, attualmente interrotto dagli uffici ricavati chiudendo parzialmente il ballatoio, di cui il progetto prevede di recuperare la continuità; si tratterebbe di creare una sorta di "Parco tematico sospeso" con alcuni punti di sosta in corrispondenza delle terrazze che si aprono lungo il percorso, e che costituiranno dei punti di vista privilegiati sull'ampio spazio sottostante. In questo modo si recupererebbe la vocazione espositiva dichiarata dai progettisti: "il complesso vuole essere concepito in modo da rispondere alle esigenze intrinseche del mercato ma anche a quella di essere mostra permanente a livello nazionale e internazionale" (2).

ll progetto del 1970 costituì uno dei più significativi esempi di architettura "High tech" o, come nota Foster, "della tecnologia appropriata" (3) e precorse di solo un anno il progetto di Renzo Piano e Richard Rogers per il Centre Pompidou di Parigi, dove la tecnologia ha trovato una delle sue massime espressioni architettoniche, diventando essa stessa logica compositiva dei fronti, e connotando un edificio che, secondo una definizione del New York Times, "ha rovesciato l'architettura mondiale" (4).

 
piloni e stralli
piloni e stralli

 L'intervento ipotizzato nell'ultima proposta progettuale (gruppo di progetto: Arch. S. Martinelli, Ing. A. Becherucci, Ing. C. Stacchini, P.I. G. Bonofiglio, Geom. A. Mazzetti) dovrebbe consentire anche un miglioramento sostanziale nel funzionamento dell'edificio per quanto riguarda gli aspetti impiantistici, oltre a dotare l'area di pannelli solari: il progetto originario proponeva soluzioni energetiche innovative che in realtà hanno dato non pochi problemi e hanno fatto lievitare i costi di manutenzione: a detta di chi in questo edificio si trova a lavorare ogni giorno, l'ossatura metallica con tamponamenti in vetro non ha mai garantito il raggiungimento di un buon livello di comfort termoigrometrico, né in estate né in inverno; l'impianto di riscaldamento, con bocche di diffusione dell'aria poste a 7 m di altezza, non ha mai consentito una buona diffusione del calore, mentre l'illuminazione era affidata a diversi corpi illuminanti, alcuni dei quali producono un calore tale da avere necessità di un apposito impianto refrigerante; il progetto di riqualificazione dell'edificio va nella direzione di una modernizzazione impiantistica, così da ridurre drasticamente i consumi, e dell'eliminazione delle superfetazioni che hanno snaturato il progetto originario, come la sala per le aste, predisposta in corso d'opera e costituita da un volume autonomo che altera in parte la percezione del grande salone centrale.
Si tratta di un intervento a scala urbana, al cui finanziamento (costo stimato: quasi trenta milioni di euro) parteciperà la Regione Toscana, oltre al Comune di Pescia, che diventerà il proprietario del complesso, e ad alcuni investitori privati, e che interessa l'intera area, comprendente, oltre all'edifico principale, alcune dimore storiche, serre florovivaistiche, e una superficie a verde.

 

In particolare, il progetto prevede il recupero della Villa Puccinelli - Sannini, il corpo edilizio storico di maggior valore presente all'interno dell'area, il cui nucleo originario è risalente al XIII sec., mentre la conformazione attuale è ottocentesca. Con l'appoggio e il beneplacito della vedova dell'arch. Savioli, la sig.ra Flora Wiechmann, e dalla Dott.ssa Rosalia Manno Tolu, Direttrice fino a pochi mesi fa dell'Archivio di Stato di Firenze, la Villa, situata in diretta prossimità dell'edificio principale, dovrebbe essere adibita a "Centro di Documentazione degli Architetti Toscani della seconda metà del '900", con l'intento di valorizzare e contestualizzare l'opera dei maggiori esponenti di questa scuola toscana che ha saputo rappresentare un contributo fondamentale per l'architettura italiana del dopoguerra (oltre a Leonardo Savioli, G.G. Gori, L. Ricci, D. Santi, E. Brizzi).

Inoltre è previsto il recupero dell'ottocentesca Villa Vitali, ubicata in prossimità del nodo viario principale di accesso, che sarà rifunzionalizzata come foresteria e punto di ristoro. Sullo stesso lato, in corrispondenza di un'area verde di circa 4.000 mq adiacente all'attuale portineria, che si prevede di adibire a centro informazioni, dovrebbe sorgere il cosiddetto "Punto Verde", una struttura con caratteristiche formali che si rifanno alle serre contemporanee più evolute, per la vendita diretta di filiera corta, dove il consumatore finale potrà trovare fiori e piante dei produttori locali; è prevista inoltre la realizzazione di una stazione di rifornimento e di un autolavaggio. Nella zona retrostante il Punto Verde, verso est sarà ricavato un ampio parcheggio su due livelli, mentre sarà realizzata a parte un'area di sosta per i bus; nella zona antistante il Punto Verde e il punto informazioni nascerà una piazza, che costituirà un luogo di rappresentanza e di sosta per l'accesso al mercato.

Sul vertice nord-est della struttura che ospita il Mercato dei Fiori, il fronte prospiciente la linea ferroviaria sarà valorizzato ulteriormente mediante la creazione di un'area coperta con una terrazza verde, per una superficie di circa 2000 mq, che costituirà lo spazio per lo svolgimento del mercato durante il periodo di cantiere, e successivamente il punto d'appoggio del carico e scarico merci.

L'intento dichiarato del progetto è quindi quello di dotare il complesso del Nuovo Mercato di un valore aggiunto: un'anima culturale che lo renda una vera centralità urbana e che si sviluppi in armonia con quella che Amedeo Belluzzi definisce la "poetica tecnologica di Savioli, che sembra osservare i prodotti industriali con sguardo intenso e disposto alla meraviglia" (5).

 

Note

(1)  "Progetto di Valorizzazione Multifunzionale Mercato dei Fiori di Pescia (Comicent)", di cui alla deliberazione della Giunta Comunale del Comune di Pescia n°331 del 10 dicembre 2009, "Elaborato: Nuovi Interventi", professionista: Arch. S. Martinelli
(2)  "Nuovo Mercato dei Fiori di Pescia", ed. Centro Nuove Proposte, opuscolo illustrativo del progetto vincitore
(3)  "Cronache dell'Architettura", vol.15, Zevi B., 1982
(4)  New York Times, 29/03/2007
(5)  A. Belluzzi, C. Conforti, "Architettura Italiana 1944-1994" Laterza, 1994, pag. 124

Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO